La satira

Satira: “Componimento poetico che, deridendo le umane debolezze e mordendo il vizio, tende a correggere i costumi”. Ma si potrebbe anche dire: “Mezzo che nel mettere a nudo un accadimento o una scelta politica ne evidenzia il lato umoristico”. Un’attività non nuova, se si considera che da sempre è stata usata per colpire sino a provocare il sorriso o la rabbia. Da antifascista e artista impegnato sul sociale, colpire uomini politici o religiosi, o apostrofare scelte di costume che hanno causato iniqui capovolgimenti, è stata per Venanti una irresistibile sfida, condotta sul filo del riso, è vero, ma il cupo scopo è la riflessione. Il fatto che alla base vi sia l’induzione al riso o al sorriso, sta ad indicare il nesso tra le scelte politico-sociali e gli effetti sul cittadino. Dalle conseguenze che ne derivano si ha un accumulo di energie contrapposte che la satira disperde o trasforma in sollievo. Una nota “spiritosa” o “umoristica” – anche se appare difficile una netta distinzione – è, infatti, la chiave di volta, poiché riversa sul lato tragico delle scelte uno stato d’animo modificato dall’umore.

 

Degradando o sottovalutando una situazione, si arriva a rendere “spiritosa” la dignità della vittima. E ciò accade a motivo di un linguaggio che, riducendo la razionalità dell’uomo, lo presenta come un robot, un incapace, un perdente, una persona che non si rende conto della natura dell’atto.

Venanti si muove su questa lina: pone l’accento sul paradosso delle azioni, e lo fa sottolineando con acume non solo l’aspetto parossistico della persona ma anche l’ambiguità del mezzo linguistico. Il gioco si regge sull’iperbole, sulla metafora, sull’aneddoto, ma anche sulla metonimia e la sineddoche, le quali accentuano l’equivoco, ne determinano un’eco tanto vistoso da fare scattare il riso o lo scherno.

Fatto di rilievo è che la struttura non sempre si mantiene fedele a quella pittorica: a volte la emula o la ripropone in dettaglio, a volte è così carica da richiamare le modalità del racconto. In ogni caso suggestiva, costituita da tratti in grassetto, da profondità di piani e di una ricca e garbata miscela di “surrogati” iconici di varia natura.

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