Anna Calabro – Venanti e l’uccellino

Conoscevo Franco Venanti di nome, sapevo della sua fama di pittore, ma l’oc- casione per incontrarlo direttamente fu quando mi rivolsi a lui perché eseguisse il ritratto dei miei figli.
Prima di tutto lui: il suo “look” elegante e démodé, gli abiti scuri, le tante sciarpe a protezione di un freddo più virtuale che reale, i cappelli impeccabili, i suoi occhi vivaci, intelligenti, curiosi.
Poi lo studio, un vero “trip”, un viaggio nel presente e nella memoria, un’espe- rienza di sogno e di evocazione: mille oggetti dei più diversi mondi, i più strani e i più usuali, un emporio delle memorie e dei sogni, una sensazione di “ déjà-vu” e di suggestione.
Mentre nel poco spazio rimasto alla invasione degli oggetti, il Maestro dipingeva, parlando e parlando degli argomenti più vari sempre uniti dalla continua ricerca di libertà interiore, e da un amore sconfinato per la nostra città, ecco apparire l’aspetto più affascinante, quello della persona che riesce a conservare il suo lato infantile e sa regalarlo agli altri.
Il gioco dell’uccellino: Venanti che finge di averne uno nascosto in mano e cerca di trattenerlo, mentre lui continua a fischiare per liberarsi, fino a far credere che l’uccellino ci sia davvero.
Un modo per attirare l’attenzione del bambino, che doveva ritrarre, ma anche un modo per giocare e per creare quel fascino magico, che può, attraverso il gioco, portare alla conoscenza di sé più profonda.
E così, mentre si componeva il ritratto, scoprivo che Venanti aveva colto, forse anche prima di me, non solo i caratteri esteriori dei miei figli, ma anche la loro indole più nascosta e segreta.
Un vero grande artista, perché un vero grande uomo: grazie!

 

Estratto da
60 ANNI IN MOSTRA 1
Franco Venanti & 46 maestri dell’arte contemporanea umbro-toscani
A cura di: Eugenio Giannì